Personaggi del nostro Paese…Gino D’Ippolito miglior arbitro degli ultimi venticinque anni.

12 Dicembre 2005
2898
VISITE

Me lo ricordo nel momento in cui apparve alla porta dello spogliatoio.
Ci stavamo scaldando prima della partita poco vicino agli spogliatoi del nostro campo, il Federico De Laurentiis. Doveva essere la finale di un torneo estivo, e lui, Gino, ci aveva dato l’onore di arbitrare. Ma questo per lui era un modo naturale, un gesto semplicissimo… Neppure s’era fatto pregare: a lui piaceva arbitrare. Tanto più se arbitrava a Colledimezzo, il suo paese: la terra sulla quale correva e respirava era l’aria ‘natìa’, quella vicino al fiume Sangro dove aveva trascorso la sua fanciullezza, a scorrazzare per i frutteti e gli orti che bordeggiavano ‘lu frium’ , un vero giardino, allora…
Me lo ricordo quando apparve alla porta del suo spogliatoio (e sì che ne aveva visti di ben altro confort, lui, arbitro internazionale…), vestito della sua divisa nera di arbitro, impeccabile abito da sera con lo stemma dorato della Fifa. Una scena surreale, fantastica. Lui, Gino, il nostro amico della Piazza, Gin’ Giauntin’, sorridente, amico, gentile, alla mano, era diventato ‘un altro’…Lo stemma dorato della Fifa parve diventare più grande sul petto robusto di Gino.
Luccicò al sole di agosto, abbagliandoci… Mi sembrò di sentirlo parlare, lo Stemma dorato.
"Quest’uomo ha arbitrato ben altre partite, come sapete.", disse lo Stemma guardandoci dall’alto in basso.
"Ben altri duelli, ben altri duellanti, ben altro pubblico, ben altri campi… L’Azteca di Città del Messico, sì proprio il leggendario stadio di Italia Gemania 4-3, e quella era una finale di Coppa Libertadores, l’equivalente della Coppa dei Campioni in Europa… Luque, Tarantini, Ubaldo Fillol, si chiamavano i duellanti di quella Partita, Campioni del Mondo…centoventimila spettatori… eppoi l’addio del più grande calciatore di tutti i Tempi, Pelè, al Giants Stadium, ottantamila spettatori, in quella sera rimasta famosa nel tempo. E poi decine e decine di partite internazionali, come l’ultima, prima di arbitrare qui, su questo, chiamiamolo ‘campo’…", disse lo Stemma Fifa, con una leggera smorfia, e guardandosi intorno.
"Ah, dimenticavo le partite di qualificazione al mondiale dell’82."
continuò guardando di traverso il nostro campo e storcendo il naso.
"Guatemala-Honduras, davanti a decine di migliaia di spettatori a dir poco ‘caldi’… e senza contare partite dove gli spettatori in tribuna d’onore si chiamavano Blatter o Havelange, e partite amichevoli dove in tribuna stampa sedevano Gianni Brera, Gualtiero Zanetti, Franco Mentana… parlo di un derby Milan- Inter, un’amichevole precampionato giocata qui in America negli anni settanta quando ancora giocavano Rivera, Facchetti, Mazzola, Prati…pensa che ho fatto il guardalinee per Maldini padre e anni dopo mi sono ritrovato ad arbitrare Maldini figlio, mentre si faceva strada nel mondo del calcio....E ancora quell'indimenticabile Europa-Resto del mondo,era l''82 e in campo c'erano nomi di tutto rispetto del calibro di Rossi, Antognoni, Bonieck, Rivellino, Muller, Blockin, Maradona, Neskeens e Platini, oltre a molti altri..."
Abbassai gli occhi, avvilito dalle parole dello Stemma. Volevo andare da Gino e dirgli di non arbitrare. No, non poteva abbassarsi a tanto. Aveva ragione lo Stemma Fifa a dire che quello non era un vero stadio, e noi non eravamo dei veri giocatori di calcio, e quello sugli scalini era uno sparuto gruppo di persone che guardavano dei ‘giocatori’ che facevano a botte con la palla… Stavo per andare a Gino, dovevo parlargli!
Lui aveva appena sceso lo scalino, quando fischiò a raccolta i giocatori per l’entrata in campo.
Mi voltai di scatto e vidi Gino, possente, le gambe muscolose e pronte a correre sulla sua terra, gli occhi lucidi di emozione, il sorriso appena accennato, pronto a respirare l’aria d’ lu frium’, l’aria natìa… Vidi i suoi polsi tremare per la gioia quando dal gruppo di parsone sugli scalini partì l’applauso. Quello vero, quellodella sua gente. Lo guardammo, timorosi. Guardammo Gino. E lui guardò noi, e i suoi occhi ebbero un lampo. "E’ una bella giornata" dissero gli occhi.
"Sarà una splendida partita. E voi sapete giocare, non date ascolto a questo Stemma che è così spaccone… Sapete, io non sapevo tanto giocare a pallone e durante una partita in America insultai l’arbitro dicendogli che sapevo arbitrare meglio io che lui… e così ci provai, e riuscii a diventare arbitro internazionale… ma sapete, io ho cominciato a giocare qui a Colledimezzo", dissero gli occhi di Gino.
"Al campo a S. Antonio, in mezzo alla paglia. Vi conosco tutti, e Colledimezzo è il mio paese, il paese dove sono nato e ho trascorso gli anni belli della mia fanciullezza. Conosco ogni porta delle case del paese, e chi ci abita o ci ha abitato. E ogni volta che ho raggiunto un successo, ogni volta che ho arbitrato una partita importante, all’Azteca, o al Giants Stadium, il mio pensiero è stato per Colledimezzo, per la mia gente."
Fu una bella partita. Non ricordo il risultato. Non è importante, no. Ricordo lui, sicuro, impeccabile, autoritario e nello stesso tempo, sorridente…emozionato, come stesse arbitrando all’Azteca, o al Giants Stadium davanti a decine di migliaia di spettatori, o davanti a Gianni Brera…seppure lo nascondesse così bene. Fu una bella partita, come avevano detto i suoi occhi pieni di gioia.
Ora Gino D’Ippolito è stato giudicato dalla Federazione Calcio Americana il miglior arbitro degli Stati Uniti negli ultimi 25 anni, e forse lo è dell’intero continente, compreso il Sud America. Certamente lui è di Colledimezzo, e di questo noi andiamo fieri. Noi tutti che lo conosciamo sappiamo che è una persona gentile, corretta, sorridente, buona… e questo vale più di ogni altra cosa… un solo rimprovero abbiamo da fargli.
Che dovrebbe tornare più spesso!
Presto avremo un campo sportivo tutto nuovo e chissà se lui vorrebbe darci l’onore di dirigerne la partita d’inaugurazione. Giocheremo noi che abbiamo giocato qualche annetto fa… non siamo più tanto giovani, non siamo più veloci come forse lo eravamo anni fa.Andremo in sintonia, tu a dirigere la gara e noi a… cercare di non farci troppo male.
Ti aspettiamo caro Gino!

Complimenti e… Buone Feste da tutti noi…

Camillo Carrea.